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Ah, non era così? Beh, Licia Marsili ha letto Affetti Collaterali e ha voluto dire la sua. Noi apprezziamo, ringraziamo e pubblichiamo.

Da Rocco: “La mia vita è cambiata da quando ho capito che la parola è un apriscatole”,
potrebbe essere l’incipit di un romanzo psicologico-intimistico, e forse è proprio così…

L’esperimento. Da uno che t’invita a bere un frappé puoi aspettarti poco, forse la banalità del nulla o di certe domande sul razzismo.

Spirito libero. Bello il messaggio.

Insert coin. Mi piace com’è scritto, la ricercatezza e certi rimandi (“this is Sparta”, ci sta benissimo).

Un vero uomo. Mi fa venire voglia di rispondere a ‘sta benedetta Stefy e dirgliene quattro. Non potrebbe mai essere mia amica, l’avrei disintegrata.

La persona giusta. Inevitabile percepire che c’era qualcosa di anacronistico quando, per il primo incontro, la protagonista ha indossato un abito di shuntung. Dove pensi di andare con un abito del genere?

Ophelia. il suo estetismo non mi ha esaltato.

Da L’incontro: “…Immagino l’amore più simile al vento distratto che a un puzzle perfetto”. Interessante sia come è scritto, sia la trama.

La protagonista di Fuori posto mi sembra una futura casalinga disperata, di quelle acide e che devono rimanere sole a vita. Come si fa a vivere con un’isterica che mette sempre tutto a posto?

Test tram fellatio test. Mi conferma che il transfert esiste e anche i medici lo accusano non riuscendolo a gestire, o sì?

Da La telefonata: “(…) C’è un ascolto difficilissimo, quando si parla con qualcuno a cui teniamo. Non bastano le orecchie. Occorrono tutti i sensi, ma poi questi sensi mica semplificano, complicano le cose. Ci vorrebbe un senso in più. Quello della comprensione, quello che prende dentro una persona e la capisce fino in fondo. Ma ci vuole tempo, ci vuole pazienza”.
Mentre leggevo questo passo mi è venuto in mente l’ascolto rivolto ai miei genitori, poi ho apprezzato non tanto il dialogo, ma le riflessioni. Alla fine colpo di scena, dall’altra parte… la mamma. Mi ha sorpreso e mi è piaciuto.
Azzeccato e geniale il rimando alla figura materna di Rocco, forse questa unisce tutte le sfaccettature del protagonista e della sua ricerca della “donna da amare”.

Il solito sesso. Quanti Rocco esistono nelle coppie di questa generazione? Troppi, purtroppo…

Da Il vento dell’est: “Il punto è: di uomini soli ce ne sono tanti. Bisogna capire perché sono soli. Bisogna capire che cosa li spinge a cercare una compagna tra le donne orientali o dell’est europeo”
…ma tutti sappiamo perché…!

Semplicemente. Non mi ha coinvolto.

Rocco addio. Dopo tante storie di donne ci voleva la parte maschile in un rapporto, ci voleva il “sentire” di un uomo, tra l’altro protagonista. Le donne raccontano, raccontano e se ne sentono tante, ma gli uomini? Cosa si raccontano? Cosa si confidano? Si confidano? Quali sono le loro debolezze? Anche loro sentono col cuore? Nel rapporto con le donne prevale la componente fisica, quella mentale o quella del “mi fa comodo”? Pagine e pagine di letteratura del passato sono state scritte da uomini autorevoli e non, riguardo l’Amore. Adesso gli uomini scrivono di politica non più di Amore. Peccato!

Figure femminili complesse e variegate, ma Rocco? Un inadeguato quasi in tutte le situazioni.
Divertente per la diversità, apparentemente leggero ma è uno spaccato reale delle relazioni tra uomo e donna. Conferma la profonda diversità tra i due sessi, impossibile capire certi meccanismi apparentemente in equilibrio, impossibile sincronizzare le “scatole” (= cervelli).